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Giorno 3: La mezza maratona di Kyoto

La mezza maratona di Kyoto
Questa terza pagina dovrebbe iniziare con la mattina del terzo giorno e invece no! Si riparte dalla sera prima, quando tornato presto dalla cena, avevo iniziato a chiudere un po’ di cose in valigia e alle 23 mi sono infilato sotto al Futon con la sveglia programmata per le 6.
All’inizio tutto bene, ma dopo un’oretta mi risveglio e inizio a rigirarmi senza dormire nonostante la stanchezza e il sonno arretrato accumulato in 4 giorni (sì, perché avevo iniziato a svegliarmi all’alba già dagli ultimi giorni passati in Italia). Sarà l’agitazione per la paura di non sentire la sveglia, il maccha bevuto prima di dormire o l’ansia del trasferimento con valigione che mi aspettava l’indomani, fatto stà che di dormire non se ne parla, tanto che accendo pure la TV e scopro una buffa serie parodia di Ken dove i 3 fratelli di Hokuto in versione Super Deformed sono come dei bambini sfigati in balia di chiunque! Alle 3 riprovo a spegnere e riesco finalmente a prendere sonno!

E ora siamo veramente al terzo giorno, dove, col mio valigione, attraverso le stradine semi deserte di Yanaka in direzione della stazione JR di Nippori dove prenderò, per la prima volta in questa vacanza, la famosa Yamanote line. Lascio con un po’ di tristezza Yanaka di cui mi sono innamorato, e con la speranza di riuscire a farci un altro giretto prima di tornare in Italia (in fondo è ad una solo fermata di yamanote da Ueno, dove soggiornerò nella seconda metà della vacanza).

E così, alle 7.15, io e la mia valigiona azzurra siamo puntualissimi sui binari di partenza degli shinkansen e dopo aver lasciato (serenamente incustodita) la valigia sul treno,  scendo per andare a prendere un dolcetto e un caffelatte con cui  fare colazione in viaggio.  Alle 7.33, lo Shinkansen Hikari n°503 lascia la stazione di Tokyo.
Durante il viaggio, non so bene come, mi ritrovo a fare due chiacchiere con una coppia di arzilli vecchietti in gita con la comitiva verso Kyoto per assistere all’annuale Aoi Matsuri. Avevo scelto quel giorno per il mio trasferimento a Kyoto proprio alla luce della possibilità di assistere a questo evento, anche se non mi era ben chiaro come si svolgesse il programma. Sapevo solo che il tutto avrebbe avuto inizio alle 10.30 al vecchio palazzo imperiale di Kyoto ma che io a quell’ora sarei stato al Ryokan per fare il check-in e lasciare i bagagli. Quindi non avevo ancora alcuna certezza sul fatto che il mio non sarebbe stato un giro a vuoto. Quello di cui ero sicuro è che avevo già fatto del mio meglio alzandomi alle 6 e prendendo un treno alle 7.30, e che mai avrei avuto la forza di prendere un treno prima.
Arrivato in stazione a Kyoto mi perdo tra le migliaia di persona che si son riversate qui per il matsuri, nel tentativo di  trovare l’uscita nord, quella che conosco e che mi aprirà nuovamente le porte della città. Una volta raggiunta, ed essere rimasto immobile alla comparsa davanti ai miei occhi della Kyoto Tower, tanto per cambiare, non mi affanno e mi godo la passeggiata verso il Ryokan, che tutto sommato è più breve di quanto ricordassi: un solo chilometro. Sbrigato tutto è già mezzogiorno ed è quindi del tutto inutile recarmi al palazzo imperiale. Dopo essermi reidratato un po’ con un succo della Kirin alla ciliegia e frutti di bosco, mi dirigo prima verso nord fino a Kawaramachi e poi giro in direzione del Kamogawa, il fiume che attraversa Kyoto lungo tutto il suo lato orientale.
Kyoto, grazie alla sua struttura molto lineare delle strade, è piuttosto semplice da girare e dopo una passeggiata di 2 km sono sulle rive del Kamogawa. Scendo dalla strada principale per portarmi su quella sterrata che lo costeggia e inizio a risalirlo senza un meta ben precisa ma sperando che prima o poi compaia qualcosa all’orizzonte che mi faccia intuire di essere prossimo all’incrocio della processione. Mi ritrovo così a fare altri 3km sotto un caldissimo sole con temperature sicuramente sui 30 gradi e senza scorgere nessun traguardo all’orizzonte anzi, spesso mi ritrovo ad incrociare persone che si dirigono in direzione contraria con quell’aria e quell’andatura di chi ha appena finito di presenziare ad un evento e se ne sta tornado verso casa. Poco rassicurante! Ma non mi scoraggio perché avevo letto che ad un certo punto del percorso ci sarebbe stata una pausa di qualche ora e quindi avrei sempre potuto ricongiungermi in quel punto.
E infatti dopo un altro chilometro raggiungo  il tempio Shimogamo-Jinja dove sono state allestite delle corsie per un’esibizione a cavallo … che si terrà però solo dopo un’ora. Sono a digiuno, ma se mi sposto perderei la mia posizione; quindi recupero dallo zaino un pezzettino di parmareggio snack che mi avevano dato sull’aereo e attendo pazientemente provando a fare qualche test fotografico.
Puntuali come da programma, alle 13.30 ecco uscire i primi cavalli e posso iniziare godermi e riprendere questo spettacolo equestre.
Finito tutto arriva la parte più difficile: quella di capire da dove partirà e che strada prenderà la processione in costume. Intanto vado a reidratarmi alle macchinette, dove mi commuovo nel rivedere le bottigliette di succhi Qoo che non bevevo da anni! Nel cercare poi la strada passo davanti al piccolo Shimogamo-jinja e ne vengo rapito! Così mi fermo per una mezz’ora abbondante a far foto e video perdendomi ovviamente la partenza della processione.
Benissimo! Ora bisogna capire se c’è modo di raggiungerla e come.
Stavolta sono vicino perché i bordi delle strade sono ancora affollati (anche se anche qui c’è molta gente che cammina in direzione opposta alla mia) e gli incroci ancora bloccati dai vigili. A rendere il tutto ancora più incomprensibile sono i comportamenti dei giapponesi che restano a bordo strada anche dopo il passaggio e tu non capisci se deve debba succedere ancora qualcosa o se la processione si stia allontanando sempre più. Secondo me è la seconda opzione e quindi continuo a risalire contro corrente finchè, dopo l’ennesimo chilometro non intravedo un carro in lontananza. La folla aumenta e farsi strada è sempre più difficile, ma nonostante questo io non mi risparmio e accelero il passo perché voglio risalire la processione fino all’inizio. Riesco nel mio intento solo dopo un altro km approfittando delle occasionali pause della stessa. 
Sono piuttosto sfinito e dopo essermi ormai allontanato di 7km dalla mia tappa successiva non mi resta che riscendere il Kamogawa per raggiungere il tempio Kiyomizu Dera che sorge sulle colline ad est di Kyoto. La zona del Kiyomizu Dera, con le sue stradine di pietra che salgono verso il tempio e le sue botteghe tradizionali è una cosa alla quale non posso rinunciare e che probabilmente nei giorni successivi non avrò più il tempo di visitare.
E così mi faccio questa camminata lungo il corso del fiume e mi godo la rilassante l’atmosfera che si può respirare. Per tutto il percorso è come essere in un grandissimo parco dove si può osservare chi passeggia,  chi si siede in contemplazione sulla riva al fiume, chi studia, chi si rilassa con amici, chi prende il sole, chi gioca, chi fa allenamenti di baseball , chi va in bicicletta, chi suona la chitarra, chi il clarinetto, il sax o altri strumenti. Non oso immaginare le emozioni che potrebbe regalare un’esperienza simile in aprile quando tutti i ciliegi lungo le rive sono in piena fioritura. *_*
Dopo i primi 4/5km abbandono la riva e mi sposto verso est dove, farò una breve tappa al parco Murayama e al suo tempio prima di incamminarmi verso le stradine del Kiyomizu.
Avvicinandomi sempre più verso la cima e ricordandomi di stare in piedi con un dolcetto e qualche grammo di parmigiano, faccio una siesta in una bottega dove mi prendo un cono gelato panna e thè verde prima di riprendere la salita. La prima parte della salita è decisamente la più bella perché essendo ancora lontani dal tempio è possibile passeggiare per queste deliziose stradine trovandole ancora piuttosto deserte.
Arrivo in cima proprio mentre chiudono l’accesso al Tempio e quindi dovrò rinunciare alla vista di Kyoto dalla cima delle sue balconate ma poco male, anche il solo aver percorso questo quartiere mi ha saputo regalare le emozioni che cercavo. Ora posso tornare verso la stazione per prenotare i biglietti per l’escursione del giorno dopo a Takayama. Ricordo ancora benissimo quanto abbia sofferto per fare i 3km (fortunatamente in discesa) che mi separavano dalla stazione senza più sentirmi i piedi!
Tornato al Ryokan non ho praticamente la forza di muovermi e quindi rinuncio alla possibilità di uscire a cena, mi trascino fino al 7eleven all’angolo e mi prendo dei Cup Noodles, dei Takoyaki, una Fanta grape e torno in stanza ad accasciarmi sui tatami dopo una giornata che mi ha visto fare più di 21 km sotto al sole.
E anche domani sveglia presto che abbiamo il treno per Nagoya alle 7.29!



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